Realtà virtuale applicata alle vacche: l’antropizzazione che fa discutere

È giusto applicare agli animali comportamenti umani?

Due notizie legate al settore dell’allevamento bovino stanno facendo molto discutere in questi giorni. In Turchia sono stati applicati dei visori per la realtà virtuale alle vacche, che in questo modo producono ben 5 litri di latte in più al giorno, passando da 22 a 27. Lo sostiene Izzet Kocak, l’allevatore turco che ha posto in essere il progetto è convinto che se attraverso i visori il bestiame osserva un grande e soleggiato prato virtuale munito di cinguettio di uccellini, non può che trarne beneficio.

In Russia invece, sempre i visori per la realtà virtuale sono stati messi agli occhi delle vacche per ridurre il loro stress e aumentare l’umore emotivo generale della mandria. Il Ministero dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Mosca ha dichiarato in un comunicato ufficiale: “Esempi di aziende lattiero-casearie di diversi paesi mostrano che in un’atmosfera tranquilla, la quantità, e talvolta la qualità, del latte aumenta notevolmente”.

Mucche realtà virtualeVacche e realtà virtuale: l’antropizzazione che porta fuori strada

Progetti apparentemente positivi, che sembrano, almeno in una prima fase, venire incontro ai bisogni degli animali e che sono avvallati dalle istituzioni locali come il Ministero dell’Agricoltura, ma che in realtà insinuano dei leciti dubbi e portano a una doverosa riflessione.

Innanzitutto tali metodi non sono confermati da nessuna prova scientifica, inoltre ci si chiede se sia eticamente giusto applicare al mondo animale comportamenti che sono tipici degli essere umani. Un discorso molto complesso, quello dell’antropizzazione animale, che però nell’immediato futuro merita di essere affrontato, soprattutto in un momento in cui la tematica del benessere animale risulta sempre più attuale. Sarà questa però la strada giusta?

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